A SUO MODO, COME IL SAVONAROLA

In piena età di riforma, Colomba – a differenza di Caterina da Siena che perseguiva la “reformazione” della Chiesa intera- è innovatrice della vita comunitario-monastica conforme alle istanze dell’Osservanza e nel contempo non chiusa all’universo sociale.

Nel panorama della storia della Chiesa italiana Colomba riveste un ruolo di riformatrice: il rigore di vita, i richiami a più corretti comportamenti, l’istituzione di una comunità aperta, improntata a povertà, lavoro, attenzione al prossimo sono aspetti su cui insiste il biografo di Colomba, p. Sebastiano Angeli. Colomba traspare quale figura con un suo vigore di richiamo religioso e morale; vive proprio al tempo del riformatore Savonarola (1452-1498), ma non esce dai ranghi del rispetto nei riguardi dell’autorità ecclesiastica. I rapporti tra Colomba e i Borgia appaiono improntati a stima e considerazione nei riguardi della Beata: essi la consultano; Lucrezia l’avrebbe voluta con sé; il pontefice favorì la sua fondazione monastica. La legenda, al capitolo 34, narra l’incontro tra Colomba ed Alessandro VI, avvenuto nella chiesa di S. Domenico nel giugno 1495. Il pontefice sostò a Perugia nel tentativo di evitare ogni possibile incontro con Carlo VIII. Il biografo si dilunga su questo episodio che mette a confronto il pontefice-principe e la umile riformatrice Colomba: di fronte all’uomo di mondo e di potere, ma pur sempre pontefice, Colomba non si mette ad inveire, ma semplicemente cade in estasi! Una sorta di estasi strategica, quasi di predica muta.
Se Caterina da Siena, di cui Colomba ricalcò le vestigia, fu riformatrice in senso ampio ed universale perché perseguiva la “reformazione” della Chiesa intera, la Beata reatino-perugina lo fu nell’accezione di innovatrice della vita comunitario-monastica, nel tentativo di renderla conforme alle istanze dell’Osservanza e nel contempo non chiusa all’universo sociale.