INCONTRO CON ALESSANDRO VI

Nella Legenda si percepisce una grande immagine di “contrasto” tra il papa nella pienezza del suo potere spirituale-temporale e l’umile Colomba. Ella non si mette ad inveire, ma cade in una sorta di estasi strategica, quasi di predica muta.

Nel frattempo, papa Alessandro VI, per sfuggire al re francese Carlo VIII che con le sue armate stava invadendo la penisola, si rifugiò con tutto il suo seguito di cardinali, tra cui il figlio Cesare Borgia, dapprima a Viterbo poi ad Orvieto, finché la sera del 6 giugno 1495 giunse a Perugia accompagnato da un «copioso apparato de exerciti e sequente la corte romana…». Il 18 dello stesso mese, giorno del Corpus Domini, su invito dei padri Domenicani, il papa accettò di celebrare la festività nella chiesa di San Domenico e in quell’occasione, incuriosito dalla fama conquistata in città da Colomba chiese di poter parlare «a essa vergene de Cristo»… Accompagnata dalle consorelle, Colomba si fece avanti con fatica tra la calca, finché con l’aiuto dei mazzieri papali riuscì ad arrivare alla sommità del coro fino al trono pontificio in cui sedeva il papa circondato da cardinali, prelati, ambasciatori: si prostrò davanti a lui, abbracciò le sante vesti all’altezza dei piedi e cadde in estasi diventando «immobile como una pietra». Poiché l’estasi si protraeva, fu allora permesso alle altre suore di baciare a turno i piedi di sua santità, la quale però si vedeva come fosse visibilmente infastidita dall’inconsueta immobilità di Colomba. Dunque il papa, stupefatto e forse indispettito, temendo qualche inganno, si rivolse con tono deciso e quasi minaccioso a padre Sebastiano, in ginocchio li appresso chiedendogli di metterlo al corrente della vita della giovane suora, parlandone “con verità”.
Allora Sebastiano, ad alta voce, che lo sentissero tutti, iniziò a raccontare la storia di questa vergine, dal momento della sua venuta alla sua permanenza in città, alla sua vita vissuta santamente, che tanti dubbi a lui stesso aveva arrecato ma che i prodigi da lei compiuti, la diretta esperienza e la continua osservazione del suo comportamento avevano poi fugato, tanto da indurlo a considerarla santa al pari di Caterina senese. Le sue parole appassionate, pronunciate addirittura sotto giuramento convinsero papa Alessandro che concesse alla suora un «giubileo» o indulgenza all’altare di Santa Caterina «per la fabbrica del suo monastero» da rinnovarsi per tre anni. L’incontro descritto nella Legenda, in verità piuttosto drammatico, si era concluso così nel migliore dei modi: il papa, disceso dal trono, si recò a visitare la cappella di Santa Caterina e, inginocchiatosi davanti all’altare, pregò a lungo “devotamente”.