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Nella “celletta”, ricostruita presso l’attuale monastero, Colomba vi è presente in persona grazie ad una tempera su tavola che la raffigura per intero. Gli oggetti d’uso del quotidiano, lasciati nella stanza, offrono l’impressione che la celletta sia ancora vissuta. Del resto ella è fisicamente presente con resti della sua persona.

Nell’attuale monastero della Beata Colomba è stata ricostruita la sua originaria celletta, cioè la stanza in cui ella visse, pregò e morì, così come si trovava nel monastero da lei fondato nel rione di Porta San Pietro.

In origine era un ambiente piccolo, senza finestre, oscuro, a tetto definito dal P. Sebastiano Angeli, autore della legenda, “orrido carcere”.

L’attuale cella, circa 2 metri per 2, tutta in legno, è tenuta dalle suore come un santuario silenzioso e raccolto. In essa si conservano le suppellettili dell’originaria celletta e numerose reliquie così che la si potrebbe definire una sorta di “sacrario-reliquiario”, uno scrigno con opere di particolare importanza e pregio.

Colomba vi è presente in persona, con suoi particolari oggetti di devozione nonché con oggetti d’uso e con parti del suo corpo. In un’apposita teca è conservata parte del cranio della Beata; in una bacheca vari oggetti d’uso della Beata quali un asciugamano;  indumenti vari: una camicia di lana grezza, il cerotto che portava sulla piaga quando fu colpita dalla peste, un tovagliolo, il velo del capo, il mantello, il cappello nonché strumenti di penitenza come due cilici di crine di cavallo, una cintura di ferro e catene di ferro che portava al collo. La celletta è anche un concentrato di ex-voto, in argento e su tavolette, in ricordo di grazie e miracoli compiuti per sua intercessione.

Chi vuole incontrare di persona Colomba lo può fare grazie ad una tempera su tavola, quest’ultima tolta dal pavimento della cella originaria, che la raffigura per intero con l’abito bianco ed il mantello nero, un giglio in mano, un rosario ed una colomba. Si tratta di una raffigurazione di particolare delicatezza su di uno sfondo paesaggistico disseminato di fiori ed alberelli vari quasi  a suggerire un ambiente di beatitudine quale Colomba meritava. È opera di un pittore umbro dei primi del Cinquecento; è probabilmente la prima raffigurazione della Beata dopo la morte (1501). La tavola è stata restaurata nei primi anni ’90 del secolo scorso.

Tra gli oggetti di devozione spicca un dipinto su tela di lino grezza raffigurante il Cristoportacroce, di grande essenzialità ed efficacia comunicativa, forse da ricondurre al clima religioso-spirituale d’ambiente savonaroliano.

L’intensità mistica di Colomba si concentrava su Cristo e sulla sua Passione, non a caso nella celletta è ben conservata una rappresentazione del Monte Calvario, un manufatto in cartapesta, lanuggine, lino elaborato dal confessore-biografo Sebastiano  Angeli appositamente per Colomba, un vero oggetto da meditazione con tutte le immagini della vita di Cristo fino al Calvario.