IL REGOLAMENTO MANSIONARIO

Colomba fu donna dotata di sana concretezza ai fini della gestione della sua Comunità. Quindi nota come mistica, profetessa, santa viva, come donna di penitenza e di preghiera, ma non soltanto!

Presso l’attuale monastero intitolato alla Beata si conservano alcuni manoscritti tra i quali anche un registro di Cronache e ricordi del monastero stesso.

Questo si apre con una breve sintesi della venuta a Perugia di Colomba il 17 settembre 1488, del suo stile di vita religiosa, della sua solenne professione dei tre voti, della sua attrattiva per cui molte donne la seguirono in seno alla nuova comunità della quale Colomba si staglia come figura di carismatica promotrice. Ed infatti proprio la Cronaca riconduce a Colomba il testo di “costituzioni”, cioè norme, redatte per regolamentare la vita della comunità. Tali “costituzioni” furono approvate dal maestro generale dell’ordine domenicano, Vincenzo Bandelli, il 20 agosto 150l, tre mesi dopo la morte della Beata.

Il testo si compone di 21 brevi capitoli da cui emerge un volto “inedito” di Colomba nota come mistica, profetessa, santa viva, come donna di penitenza e d’intensa preghiera, ma anche di donna dotata di sana concretezza.

I capitoli si possono raggruppare in due “sezioni”: 9 regolamentano la vita religiosa; 12 capitoli sono improntati a carattere pratico-concreto e definiscono una sorta di mansionario relativo alla cura del monastero ed ai lavori che la comunità doveva svolgere. Ecco i passaggi salienti.

 

Dei 12 capitoli uno è relativo alla custodia della porta e un altro stabilisce: «per lo orto siano deputate doi suore et haggiano solicitudine a farlo lavorare et ponere l’herbe et dispensarle con charità a le suore et benefattori». Le fatiche del monastero devono essere opportunamente distribuite: “che due sacrestane devono aver cura dell’altare e della chiesa perché siano «puliti e netti»”; due suore sono addette al servizio delle inferme, pronte ad avvisare la priora al fine di provvedere a medici e medicine. Una suora deve essere «deputata sopra le cose pertinente al vivere» [che potevano pervenire al monastero in dono e/o offerte] ed è compito di questa distribuire alle consorelle generi come olio, legumi, carne, pesce, uova, formaggio, frutti. Due suore hanno l’incarico di “magazziniere”, cioè devono avere cura del pane e del vino. Due suore devono essere addette all’officio dell’ospitalità. Due sono incaricate dei panni del capo, che vanno lavati e riconsegnati “bianchi”, puliti, alle religiose. Altre si devono occupare dei panni della mensa. Cinque suore devono sovrintendere alle tonache e lenzuola da distribuire secondo le necessità. Quattro sono addette alla custodia della cucina con relativa preparazione dei pasti; due per volta devono lavare le scodelle, spazzare il monastero, fare il pane [che veniva fatto “in casa”]; per il bucato è necessario un “coro”, cioè, in questo caso, un gruppo di suore. Circa il lavoro, ricamo, cucito, questo è assegnato dalla priora ed i proventi devono confluire nelle mani della stessa priora e della “borsiera” perché a loro compete effettuare le spese.